Il cristianesimo
Il vino riveste un ruolo centrale nei riti cristiani. Il primo miracolo di Gesù Cristo, secondo il Vangelo di Giovanni, avviene durante le nozze di Cana, dove trasforma l’acqua in vino: “Così Gesù fece il primo dei suoi miracoli a Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Giovanni 2:11). Questo miracolo non solo mette in luce la divinità di Gesù, ma sottolinea anche l’importanza del vino nella cultura ebraica e cristiana. Inoltre, Cristo ha fatto del pane e del vino i simboli dell’alleanza tra Dio e l’uomo, un concetto fondamentale nell’Eucaristia. Durante la messa domenicale, il vino diventa il sangue di Cristo: “Poi prese un calice e lo diede loro, dicendo: ‘Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue’” (Matteo 26:27-28). Tuttavia, Gesù promuoveva una “sobria ebrezza” e condannava l’abuso di vino, esortando a un consumo responsabile: “Non ubriacatevi di vino, che porta alla dissolutezza, ma siate ricolmi dello Spirito” (Efesini 5:18).
Il giudaismo
Nel giudaismo, il vino è presente in molte celebrazioni e rituali. Ai matrimoni e alle circoncisioni, il vino segna ritualmente l’inizio e la fine delle cerimonie. All’inizio dello Shabbat, si ringrazia Dio con il Kiddush, una benedizione recitata su una coppa di vino: “Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, Re dell’universo, che crei il frutto della vite” (Talmud Bavli, Brachot 35a). Durante la Pesach, la Pasqua ebraica, è tradizione bere quattro bicchieri di vino per simboleggiare le quattro espressioni di redenzione promesse da Dio: “Vi libererò dal loro giogo… vi salverò… vi redimerò… vi prenderò come mio popolo” (Esodo 6:6-7). Tuttavia, il giudaismo ammonisce contro l’eccesso di vino, associando l’ubriachezza alla dissolutezza e all’idolatria: “Non guardare il vino quando rosseggia, quando scintilla nel calice e scende giù piano piano; alla fine morde come un serpente e punge come una vipera” (Proverbi 23:31-32).
L’Islam
La relazione dell’Islam con il vino è complessa e ambivalente. Nei primi anni dell’Islam, il vino era tollerato e persino apprezzato in alcuni contesti. Tuttavia, ben presto divenne un peccato e una bevanda proibita. Il Corano menziona che in paradiso ci saranno “fiumi di latte e di vino”, ma sulla terra, il vino è visto come una sostanza impura che allontana l’uomo dalla preghiera: “O voi che credete, il vino, il gioco d’azzardo, le pietre idolatriche e le frecce sono un’abominazione dell’opera di Satana; evitatela, affinché possiate prosperare” (Corano 5:90). Nonostante alcune eccezioni storiche e politiche, il divieto dell’alcol rimane fermamente radicato nella maggior parte del mondo islamico: “Non vi è colpa per chi crede e fa il bene per ciò che ha mangiato e bevuto, se è timorato di Dio e crede e compie il bene, quindi teme Dio e crede ancora, e poi teme Dio e fa il bene” (Corano 5:93).
Le religioni dell’Estremo Oriente
L’induismo
Nell’induismo, il consumo di alcol, incluso il vino, è generalmente tollerato, sebbene non sia universalmente accettato. Alcune correnti e pratiche rituali prevedono l’uso di bevande alcoliche nei rituali sacri: “Il vino offerto agli dèi deve essere puro, fragrante e di qualità eccellente” (Manusmriti 11:94). Tuttavia, l’induismo promuove la moderazione e avverte contro gli eccessi, in linea con il principio generale di equilibrio nella vita: “Il saggio non deve bere vino, poiché la delizia nel vino porta alla collera e alla perdita della saggezza” (Mahabharata 13:150).
Il buddismo
Il buddismo, soprattutto nelle sue forme più ortodosse, condanna l’uso di alcol. Il consumo di alcol è visto come un ostacolo alla meditazione e alla pratica spirituale, poiché offusca la mente e impedisce di raggiungere l’illuminazione: “Un discepolo del Buddha deve astenersi dal consumare bevande inebrianti, poiché queste possono causare negligenza” (Digha Nikaya 1:5). I monaci buddisti, in particolare, sono tenuti ad astenersi completamente dall’alcol: “I monaci devono evitare tutto ciò che porta alla perdita della consapevolezza e della chiarezza mentale” (Vinaya Pitaka 4:110).
Il taoismo
In Cina, il taoismo ha un rapporto più permissivo con il vino. Vino e alcol sono considerati parte della vita e della celebrazione. Gli antichi testi taoisti spesso descrivono banchetti e festeggiamenti dove il vino scorreva liberamente: “Il vero uomo non deve mai rifiutare il vino, poiché esso è parte della vita naturale” (Zhuangzi 3:3). In alcuni contesti, anche l’ubriachezza era tollerata come mezzo per raggiungere stati alterati di coscienza e comprensione spirituale: “Quando l’uomo saggio è ubriaco, è come se danzasse con l’universo” (Liezi 2:8).
Lo shintoismo
Nello shintoismo, la religione nativa del Giappone, il sakè, un alcol di riso, è usato in molte cerimonie. Il sakè viene offerto agli dèi nei santuari e consumato durante i matrimoni e altre celebrazioni: “L’alcol è il sangue di Inari, il dio del riso e della fertilità” (Nihon Shoki 1:12). Il vino è meno comune, ma l’importanza rituale dell’alcol è paragonabile a quella del vino nelle religioni occidentali: “Durante il festival, il sakè viene offerto e bevuto come segno di rispetto e comunione con gli dèi” (Kojiki 2:3).